Di Alberto in: Discussioni

Un’antologia pascoliana della “Società Dante Alighieri”


La “Società Dante Alighieri” sta pubblicando in versione e-book alcune antologie di classici della letteratura italiana, come Giovanni Pascoli (Introduzione e cura di Alberto Casadei, commento ai testi di Francesco De Rosa). Riportiamo qui alcune riflessioni del curatore sull’utilità degli e-book.

 

Quanto è importante la diffusione di opere nuove o anche classiche attraverso i nuovi strumenti di comunicazione?

 

La pubblicazione di opere classiche o recenti anche in formato ebook è molto importante. L’ebook prima di tutto permette di valorizzare opere che non possono contare su una diffusione amplissima perché sostenute da grandi case editrici. L’ebook può certo aiutare a diffondere i best seller, ma anche i classici, con un apparato di commento adeguato, e poi saggi e studi che, seppure molto validi, non possono essere destinati al grande pubblico. In particolare, poeti come Pascoli e Carducci grazie agli ebook vivono una nuova vita in antologie curate filologicamente, che magari sarebbe molto difficile far circolare nelle librerie: i testi diventano reperibili attraverso pochi passaggi in Internet, e si prestano a letture facilitate dalla funzione ‘cerca’, tramite e-reader o tablet, quando per esempio si sente il desiderio di ritrovare una poesia letta tanti anni prima. L’ebook è valido anche per avvicinare i più giovani alla lettura, perché in questa fase, mentre il libro è ritenuto un medium pesante, l’ebook si avvicina agli strumenti che i giovani utilizzano ogni giorno..

Gli ebook delle due antologie su Pascoli e Carducci, già realizzate dalla ‘Dante’ in formato cartaceo, sono dunque i benvenuti, come altri saggi e altre opere che la ‘Dante’ vorrà promuovere in futuro. Questo consentirà di valorizzare altri testi molto importanti che faticano ad essere diffusi, in particolare di poesia antica e moderna, di saggistica ecc.

Quali sono gli aspetti di particolare attualità del pensiero di Giovanni Pascoli che ritroviamo nell’antologia da lei curata con il Prof. Francesco De Rosa?

Nell’antologia sono proposti e commentati molti dei testi più celebri di Pascoli, ma anche poesie che compaiono nelle ultime raccolte e che sono meno note: e tuttavia meritano di essere valorizzate per la riuscita del loro tono epico, diverso da quello elegiaco o simbolista del Pascoli più noto.

L’antologia si caratterizza dunque per una sua scelta in parte tradizionale ma in un’altra parte piuttosto inconsueta. Tuttora, a distanza di qualche anno, credo che mantenga la sua validità: Pascoli è un autore che ha dato nutrimento a tutto il Novecento, ed è stato importante da un lato per la sua scoperta di aspetti nascosti nell’io, anticipando o seguendo di poco i tempi della psicanalisi. Allo stesso tempo, Pascoli ha anche saputo trovare forme e stilemi apparentemente affabili e semplici, che hanno aperto una nuova dimensione, per esempio rispetto a quella di notevole tornitura classicista che possiamo riconoscere in Carducci.

Pascoli si interessò anche degli aspetti mistico-simbolici della Commedia. Quanto è stata importante questa lettura di Dante, all’interno della produzione pascoliana?

Dal punto di vista di Pascoli e della sua letteratura, questa interpretazione mistico-simbolico è stata molto importante. Pascoli individuava infatti in Dante un modello per la sua poesia, apparentemente così diversa, ma parimenti alla ricerca del significato profondo dei simboli. In Pascoli sono quelli della Natura, in Dante sono quelli dell’Aldilà.

Da un punto di vista strettamente critico il Dante di Pascoli è sin troppo orientato nell’ottica dei Fedeli d’Amore e dei misteri. Nonostante ciò, l’idea pascoliana di ritrovare una sorta di Dante nascosto e molto diverso da quello ‘ufficiale’, cioè rispetto al politico, al filosofo, al teologo, è ancora molto interessante. Anche notevoli scrittori attuali come Walter Siti rivalutano l’aspetto allegorico-simbolico di Pascoli studioso di Dante, seguendo l’idea di un realismo ‘impossibile’ e per questo forse più suggestivo di quello molto banale di tanti romanzi contemporanei.